Fuga di cervelli dal Sud Italia: persi 5 miliardi in 10 anni

La scelta dell’Università o la ricerca di lavoro spinge i giovani meridionali a spostarsi nel centro-nord dell’Italia, comportando pesanti costi per il Mezzogiorno.

La fuga dei giovani dal Mezzogiorno d’Italia sia per andare a lavorare nel centro-nord o all’estero sia per frequentare le università del centro-nord, secondo lo studio realizzato dal Censis per Confcooperative, costa al Sud Italia 5 miliardi di euro.

Infatti, la spesa che le istituzioni pubbliche italiane sostengono per ogni studente, dalla scuola primaria alla laurea, è stimata dall’Ocse in 108.000 euro. Pertanto, in riferimento ai 5.000 laureati meridionali che nel 2013 hanno lasciato l’Italia, la perdita è pari a 540 milioni di euro in un anno, mentre riferendosi ai 26.000 laureati meridionali che oggi vivono nel centro-nord, si può calcolare un depauperamento di poco più di 2,8 miliardi di euro.

Circa gli studenti, negli ultimi anni, gli immatricolati trasferitisi in università del centro-nord corrispondono al 9% del totale delle immatricolazioni. Se si tiene in considerazione il valore medio delle tasse universitarie pagate dalle famiglie, l’emigrazione degli studenti meridionali ha prodotto, solo nell’ultimo anno, una perdita di risorse per il sistema universitario del Mezzogiorno pari a 122 milioni di euro.

Al contrario, per il pagamento delle tasse universitarie degli studenti acquisiti, le università del centro-nord hanno beneficiato di un valore aggiuntivo pari a 248 milioni di euro, mentre le famiglie meridionali hanno dovuto sostenere l’onere di una spesa aggiuntiva pari a 126 milioni di euro, poiché le tasse universitarie negli atenei del centro-nord sono più costose.

Si rendono necessari interventi che evitino dispersioni e valorizzino i fattori di sviluppo del Mezzogiorno. Inoltre, per attuare il fenomeno inverso di attrazione di cervelli, è indispensabile mettere a disposizione risorse, infrastrutture e meccanismi di supporto.